Ma diciamocelo: cosa resta poi di quelle serate per cui
l’aggettivo “fantastico” risulta riduttivo, di quelle nottate più belle di un
sogno?
Resta che l’indomani ti culli nel limbo di sensazioni,
eteree quanto ingenue, che affiorano pian piano.
Resta che come i sogni non li puoi programmare, e non puoi
decidere di farne sempre di migliori.
Resta che come gli avvenimenti reali te ne ricorderai
sempre, ma solo di tanto in tanto.
Resta «chissà quando cavolo ci rivedremo in questo mondo
troppo grande per “noi” e troppo piccolo per le nostre inquiete curiosità».
E allora non ti resta che sorridere mentre una lacrima di
consapevolezza riga il tuo volto di donna.
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