lunedì 24 dicembre 2012

Sangue



La prima cosa, stamane appena aperti gli occhi, è stata percepire qualcosa di caldo che scorreva velocemente sulla mia guancia destra. Sangue, come spesso mi accade.
La seconda cosa è stata precipitarsi in bagno per cercare conforto nell'acqua fredda. L’acqua è vita e salva la vita.
La terza cosa è stata un calo di pressione e gli sforzi per trascinarmi cosciente a letto insieme a qualche zucchero da ingerire.
La quarta cosa è stata biscotti. Biscotti mangiati a forza e senza forza. Biscotti che acquisivano sapore di sangue in fondo alla gola.
La quinta cosa è stata mal di gola. Intenso, con la sensazione di avere della carta vetrata in bocca che lussava il palato ad ogni respiro e deglutizione.
La sesta cosa non è potuta essere propoli per avere un po’ di sollievo. In quanto vasodilatatore, è stato scartato e gli si è preferito del tè freddo in nome di una lucidità di cui non mi sarei creduta capace.

La prima cosa è stata sangue, la seconda acqua fredda, la terza la sensazione di leggerezza e precarietà dello svenimento, la quarta i biscotti, la quinta mal di gola, la sesta tè freddo.
La prossima? Potrebbe essere una letterina a Babbo Natale.

martedì 18 dicembre 2012

Avete presente...



Avete presente la sensazione di quando avete fatto pulizia a casa (o nella vostra vita) e tutto sembra così vuoto, impersonale?

Ecco: era sabato pomeriggio, su un treno regionale, attorniata da una torma di bambini festosi in gita ma sola come un cane (no: i gatti sono soli diversamente), piedi fradici ed occhi pure, un violino in spalla e un libro di gestione d’impresa fra le mani, lungo i binari di una vita scandita sempre dal prossimo concerto, dal prossimo esame e dalla prossima dormita come se non esistesse un domani.

Ma domani esiste, e tanto vale stringere i denti e provare a fare qualcosa di utile e bello almeno per se stessi. Perché altrimenti, coerentemente con se stessi e carinamente con gli altri, conviene togliersi di mezzo. Senza lamentele e piagnistei come potrebbero suonare queste poche righe.

lunedì 26 novembre 2012

Mercante di sogni


Sembro un mercante di sogni quando proclamo a gran voce la svendita delle illusioni di cuori infranti.
Sembro un mercante di sogni quando spolvero in vetrina, rifulgenti come gioielli, gli incanti di anime semplici e non consapevoli.
Sembro un mercante di sogni quando vi avverto che, se desiderate la meraviglia di una favola d’amore, il prezzo da pagare è alto – parlo di anni della vostra vita e soprattutto del rischio di finire tra gli articoli in saldo.

Sembro un mercante di sogni.
Però se potessi, la felicità, io la regalerei.

domenica 18 novembre 2012


Voi che mi dite "Non vi vedevo bene insieme" per consolarmi, vi prego tacete, concedetemi il rispetto del silenzio: su queste cose l'ipocrisia non è tollerata.

Voi che mi dite "Non vi vedevo bene insieme" perché lo pensate veramente,  vi prego tacete: voi neppure immaginate cosa eravamo.
Perché è così difficile ammettere che ad un certo punto una persona possa smettere di essere un ardente desiderio e diventare un bel ricordo?

Le mie lacrime di oggi sono per la fatica ad immaginare un altro "amore per sempre" dopo che il nostro è finito - e il suo essere finito non significa che non sia mai stato "per sempre".

Oggi non ci doveva essere quella gioiosa (e ipocrita?) atmosfera di sabato prenatalizio, oggi doveva piovere.

domenica 30 settembre 2012

Essere e non dire


Siamo ciò che non diciamo.

Siamo i “no” che non riusciamo a proferire senza inventarci mille scuse, i “sì” troppo facili che non ammetteremo mai di aver pronunciato, i “forse” indefessi ma soffocati dal dubbio.
Siamo quei sedicenni che non dicono ai genitori di fumare, quelli che, proni alla curiosità e al bisogno, si drogano di nascosto in uno sgabuzzino 2x2, quelle ventenni che tacciono l’amore fatto con chi capita perché ne avevano voglia.
Siamo queste cose tremendamente vere.

Siamo soprattutto quella parte di noi che abbiamo l’ardire di essere ma non di vantare.
Siamo proprio quello per cui non vogliamo essere giudicati dall’opinione ingiudicabile dei più - in fondo noi vogliamo che le cose funzionino per forza e ci lasciamo seviziare dal sociale.

Noi, noi siamo ciò che non diciamo: quello che non abbiamo il coraggio di dire.

venerdì 31 agosto 2012

Frustrazioni e Sogni




Il guaio è che non voglio rischiare di rimanere frustrata da un “no” perché quel “no” significherebbe per me il tramonto di un altro sogno.
Il guaio è che forse ne ho avuti troppi e troppo grandi, che ogni volta sono andati in frantumi ed i loro cocci taglienti mi hanno lasciato cicatrici indelebili.
Il guaio è che le cicatrici induriscono la pelle...ma non si trattava di pelle nel mio caso: del cuore.
Il guaio è che le cose dure sono spesso fragili.

No, il vero guaio è che mi spacco la testa su cose per cui mi si dovrebbe spaccare il cuore.

mercoledì 15 agosto 2012

Se un giorno...


Se un giorno non noterai più tutte queste mie lune cangianti e inspiegabili che oggi ti fanno tanto dannare, non rallegrarti di fronte al presunto miracolo: ti troverai davanti al fumo lasciato da una sigaretta ormai finita e gettata in terra con noncuranza. Tra di noi non ci sarà più quel qualcosa che mi fa perdere il controllo e ballonzolare da tutte le parti. Io non sarò più quella vera e nascosta, che ferisce e sorride, che coccola e s’infastidisce per nulla, che è a tratti spregiudicata e cocciuta, gatto e bambina, e che ti pensa maledettamente troppo. E tu, tu per la prima volta sarai per me uno dei tanti, nulla di più, forse qualcosa in meno.

domenica 6 maggio 2012

Pensieri e nuvole


Vi è mai capitato di provare a nascondere certi difetti e manchevolezze ai vostri stessi occhi?
E si tratti di alcuni difetti caratteriali vostri, o di altre persone, o di altre cose.. o di aspetti negativi di determinate scelte, o delle manchevolezze di una qualche relazione sociale.
Non vi hanno mai consigliato di mettere a tacere una piccola parte di voi che vi dice “quel qualcosa non va”?
Non avete mai provato ad autoconvincervi di nulla a fin di (presunto) bene?
Non hanno mai provato a convincervi gli altri del fatto che è il compromesso la regola per vincere in questa vita, in questo mondo?

Beh sì, a me queste cose sono capitate, e alcune mi sono capitate anche spesso.
Mi è capitato di nascondermi le cose più disparate e di autoconvincermi di tutto e di più in nome di un’anaffettività che molti stentano a credere.
Mi sono detta che non faccio poi così schifo, che sono dotata di una certa intelligenza generica che mi consente di non avere mai molte difficoltà. Mi sono detta che non scegliere è la miglior scelta, che le bugie possono essere dette in caso di impellente necessità e per fare del (presunto) bene. Mi sono detta che è importante rimediare quando si tratta degli altri, ma non per me. Mi sono detta che sognare è da illusi, sperare da pensatori realistici. Mi sono detta che posso sperare in un futuro con una persona che scambia l’amore con l’obbedienza, con una persona che è più egocentrica di me – ah, dimenticavo, io sono egoista, non egocentrica. Mi sono autoconvinta che posso star bene con una persona che talora mi ferisce senza accorgersene e non chiede il confronto subito: forse scema io che gli ho offerto una soluzione meno faticosa mostrandogli come ogni volta, col trascorrere del tempo, annego tutto nella nebbia dell’anaffettività e del dimenticatoio. Mi sono autoconvinta che è meglio apprezzare quel poco che si ha piuttosto che cercare di modificare la propria condizione sul bicchiere per tre quarti vuoto, che è meglio apprezzare gli altalenanti sforzi per una qualche intesa sessuale, piuttosto che fare del proprio meglio per trovarne una vera. Mi sono detta che posso ancora aspettare per provare a (con)vivere normalmente con la persona che amo – ...ma basta amare? Quello che provo è veramente amore? O tutto ciò di cui mi sono convinta non trova alcuna corrispondenza nella realtà che è e che sento?

Vi è mai capitato di provare a nascondere certi difetti e manchevolezze ai vostri stessi occhi, o di autoconvincervi di qualcosa?
Beh, qualsiasi cosa sia, prima o poi è destinata ad emergere con tremenda violenza insinuando i dubbi più reconditi, e abbattere tutto quello che avete costruito.
E chi rompe paga, ed i cocci sono suoi.

domenica 8 gennaio 2012

Amor, di nostra vita ultimo inganno




Mi chiedo perché ogni tanto devo distrarmi dalla vita per sopravvivere.
È fondamentalmente una vita del cavolo, la mia. Non so la vostra. A me basta e avanza la mia.
È fatta di tanta fatica, ma quello non è un problema. Il problema c’è quando non si sa a cosa sia finalizzata tutta quella fatica. E spero che questi siano normali dubbi umani – un po’ filosofici se vogliamo – non depressione.
Il dramma è che le poche cose belle che capitano (e dico capitano perché non sono del tutto convinta che ce le si merita del tutto) in realtà sono solo nostre illusioni: ad uno sguardo più attento, rivelano “l’ombra”, il loro immancabile lato doloroso e frustrante, che ci lascia l’amaro in bocca quando già cullavamo l’idea di una sorta di felicità.
Nella mia esperienza personale, esse sono la musica e l’amore (l’amicizia che esista? Ad ogni modo ci sono pochi elementi per sostenere che essa sia migliore dei precedenti due). Per voi possono essere qualsiasi cosa: da un tramonto infuocato ai successi di carriera, dal vostro animale domestico a una rosa, all’ebbrezza che segue qualche bicchiere di un buon amaro, e così via. Poco importa.
Quando “il brutto” ha il sopravvento, inevitabilmente, a me non resta che distrarmi dalla vita. Sto male, la vita fa male, anche le cose più belle infine fanno male: che fare se non distrarsi da tutto questo male che si fa via via più insopportabile?

Come disse Qualcuno:
«Arcano è tutto,
Fuor che il nostro dolor. Negletta prole
Nascemmo al pianto, e la ragione in grembo
De' celesti si posa. Oh cure, oh speme
De' più verd'anni!»