domenica 12 giugno 2011

D'altronde qui l'accidia è di casa...


E dopo due settimane di vacanze, nuovamente a Trieste per la vita di sempre: lezioni, prove, tè serali, niente streaming ma partite a Prato Fiorito, libri e qualche pagina di “diario”.
Qualcuno in più con cui messaggiare e a cui chiedere come sta.
Una stretta alla gola nel ricordare i giorni di libertà soffocata con cui si è concluso l’anno vecchio e con cui è iniziato quello nuovo.
Un sorriso nel ricordare le care compagne di Capodanno.
Uno sbadiglio nel ricordare le nottate di Amici Miei.
Una deglutizione forzata nel ricordare il ciao mancato al mio “parente più stretto”.
Ma la stessa musica, la stessa colonna sonora per la mia vita in quella stessa Trieste che abbandonai l’anno scorso con un po’ di malinconia.
Perennemente umida, mi ha accolto con quella nebbia densa che, inalata, appesantisce la realtà e uccide ogni sogno. La ho trovata nuovamente in bilico, abbarbicata su superfici solo apparentemente stabili, in realtà situate nell’equilibrio precario che è la sostanza ultima di ogni vita. Come sempre in bilico tra cielo e terra e tra terra e mare, tra grigio e blu, tra ieri e oggi e tra oggi e domani, tra Austria e Adriatico, Italia e Slovenia, tra selezione e discriminazione, tra evasione e vita, tra finitezza ed infinito, tra un singhiozzo e un rutto, tra rabbia e disperazione, amore e lutto...
Il dubbio: questa è Trieste o piuttosto sono io?

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