Scrivo quando sto male.
Scrivo quando non mi resta che ascoltare Tears and Rain di James Blunt per vedere tutto un po’ più grigio e un po’ meno nero.
Scrivo per disperazione.
Scrivo, e le mie lacrime sono l’inchiostro per queste parole.
Scrivo perché stasera non posso dormire tranquilla.
Scrivo negli attimi in cui capisco la profondità ultima di 4 What might have been di Mike Stern.
Scrivo, e la voglia di alcool e sangue -il mio- sovrasta ogni altro desiderio.
Scrivo quando esiste soltanto un adesso di dolore.
Scrivo quando non esiste alcun domani, soltanto il prossimo esame o la prossima prova d’orchestra.
Scrivo quando, nonostante tutto, a nessuno importa di me.
Scrivo perché mi sono fatta male, da sola, come sempre: chi altro può farmene?
Scrivo, e una luce soltanto illumina le mie parole, attorno lo sporco buio dell’insoddisfazione e dell’ignoto inesplorabile, e una terribile luna arancione, mia insanguinata compagna.
Scrivo perché conosco la faticosa necessità di assumersi le proprie responsabilità di fronte a se stessi e agli altri.
Scrivo nella speranza che quel cellulare vibri e mi dica qualcosa di vero... ma è una macchina.
Scrivo mordendomi le labbra, le mani sudice in un treno come sempre troppo notturno.
Scrivo perché sono due fottuti giorni che non suono, e sto male.
Scrivo, inorridita dal mio sgarbato riflesso sul vetro oltre cui non si può gettare niente – neanche uno sguardo.
Scrivo, e non le bestemmie indefesse che la mia bocca vorrebbe rigurgitare, disgustata dal troppo dolente pensare e dai troppo numerosi caffè.
Scrivo parole e soltanto parole, narcisisticamente un po’ belle, che ho detto e che dirò, che scivolano su questo foglio quadrettato, vomito di un’anima che un giorno non le riconoscerà.
Scrivo l’ennesima pagina triste della mia vita e non me ne rendo conto.
venerdì 25 marzo 2011
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