lunedì 28 dicembre 2009

Riflessioni tonchiane...


Poco tempo fa, nella ridente Gorizia, dei normalissimi ragazzi fra cui me sperimentarono l'emozione del mondo perfetto, dell'utopia-distopia di cui sentivano parlare malvolentieri a lezione: si tratta dell'attuale secondo anno del Sid, che, coadiuvato dagli spinelli di Ms Tonchiaen, ha potuto scorgere nell'edificio di via Alviano 18 uno scorcio di paradiso.
La vita quotidiana di questi (possiamo dire “poveri”?) ragazzi si svolge tuttora al terzo piano dello stabile, nell'accogliente aula 306. Già questo numero dovrebbe portarci ad una profonda riflessione: sommando le sue cifre, infatti, otterremo 9, che, dato dalla moltiplicazione di 3 per 3, è simbolo della perfezione fin dalle civiltà più antiche. L'aula costituisce un mondo utopico in cui lo studente si apposta in tutta comodità (potrebbe perfino accendersi un toscano prendendo esempio da qualche fantomatico insegnante) per seguire interessanti lezioni ed eventuali seminari. Qualora abbiate intenzione di iscrivervi al Sid, ricordatevi di quella stanza: munita di due porte (anche qui la simbologia si fa pressante), reca abbondanti appendiabiti fra esse; accanto alla pedana su cui è adagiata la cattedra per il professore, una lavagna luminosa è pronta all'uso; l'ambiente gode inoltre di ottima vista sul castello del capoluogo isontino, spesso misteriosamente ammantato da nubi e costantemente bagnato da pioggia.
In questo regno perfetto, dove la vita si svolge con facilità alienante, è tuttavia presente un'ombra... E' presente l'Ombra... Il primo segno del Male rilevabile è un rumore fastidioso di cui tutti si accorgono e a cui nessuno riesce a por fine: presumibilmente proveniente da un neon o qualche altro dispositivo elettrico, persiste durante tutto l'arco della giornata. Una seconda e più inquietante manifestazione dell'Ombra è il malfunzionamento del riscaldamento: l'esistenza di una fonte di energia e di calore è, infatti, necessaria per la sopravvivenza di qualsiasi ambiente umano o animale che sia.
Le ombre gettate dai due elementi appena citati si prolungano e macchiano di scuro la stanza: è distopia...
In un regno del genere, in cui la perfezione è stata scorta soltanto in pochi istanti per poi venire schiacciata dall'Ombra, ora non possono che dominare incontrastate Noia e Disperazione.

domenica 6 dicembre 2009

Vent'anni...


Mancano 36 minuti alla mezzanotte...
E si sta consumando un insignificante sabato sera... Dopo un intenso pomeriggio di spesa (tuttalpiù alcolica) in vista di lunedì, e estenuanti pulizie non ancora ultimate, mi ritrovo sola soletta a riflettere della mia vita... E a sorbirmi le ennesime, strazianti e tristi discussioni di famiglia, scoppiate da cose futili o dai soliti aporetici problemi... Perché è tutto così? Perché a non fare niente il sabato sera a casa mi sento irrimediabilmente sola, pur non connotando questo stato come qualcosa di negativo... Un amico all'estero a suonare e a divertirsi, la mia coinquilina a casa e non verrà a fare festa con me, due compagne di corso a studiare disperatamente storia contemporanea (e forse loro sì che stanno facendo la cosa giusta...), mio fratello e l'amico quasi fratello fuori a divertirsi per i cavoli loro, altri impegnati, altri ancora non impegnati punto, ma che come me se ne stanno a casuccia a non far niente senza neppure provare a chiamare qualcuno...

Mancano 28 minuti alla mezzanotte...
Ovvero al compiere vent'anni, a toccare i due quinti di una vita che non imparerò mai a conoscere – per fortuna... Chissà quante persone mi faranno gli auguri perché se ne ricordano e ci tengono, e quante per ipocrisia, quante aggiornate da facebook... Cosa che io faccio quasi quotidianamente... Di che mi posso lamentare..?

Mancano 24 minuti alla mezzanotte...
E chissà come sarà domani, nella certezza che domani non mi arriverà alcun regalo – probabilmente solo qualche soldo da spendere come più mi aggrada... E tante persone a dirmi ripetitivamente che non sanno cosa regalarmi (ed ha già cominciato mio padre)... Non importa: se non hai niente da regalarmi e da dirmi, sono la prima ad essere contraria all'ipocrisia dei doni, delle ricorrenze e delle parole...

Mancano 19 minuti alla mezzanotte...
Ho una voglia matta di suonare il primo dei Four Romantic Pieces di Dvorak... Romantico come Chopin, e così si è conquistato la mia anima e quella del mio violino...

Mancano 18 minuti alla mezzanotte...
Sento l'assoluto bisogno di farmi una mega doccia... Levarmi tutto lo sporco che si è accumulato di recente sulla mia pelle, a costituire una corazza protettiva... Ma è comunque sporco, e ti permea di quella sensazione sudicia che ti mette a disagio in qualsiasi luogo...

Mancano 16 minuti alla mezzanotte...
Balena un pensiero come un altro..: “Hanno ali più grandi di noi” canticchia mia madre che vuole dare la buonanotte al mondo e alla vita... Ma se vuole dormire e quindi sfuggirli, allora perché 'buona'notte..? ...E poi un altro pensiero: sarò ancora sveglia per ricevere i primi auguri? E chi me li farà: un ipocrita o una persona vera?

Mancano 12 minuti alla mezzanotte...
Ma quanto veloce fugge questo tempo invidioso, neanche riuscire a scrivere due righe di getto, ed è già volato via...

Mancano 11 minuti alla mezzanotte...
Mio padre se ne è andato a dormire... Dopotutto domani non rappresenta nulla, nemmeno per me... Errata corrige: per i buoni credenti è la Seconda d'Avvento...

Mancano 9 minuti alla mezzanotte...
C'è una luna stupenda stasera, è calante, e nel cielo brilla una manciata di stelle... Orientassero la vita di qualcuno, non pretendo la mia...

Mancano 6 minuti alla mezzanotte...
Mia madre parla da sola in cucina... Ah no, ecco ha ripreso a cantare... Sono quelle cose banali ma vere che ti fanno capire che esisti...

Mancano 5 minuti alla mezzanotte...
Mi chiedo cosa possa significare vent'anni... Probabilmente sono solo banali seghe mentali favorite dalla cifra tonda... Nulla di più che diciannove e ventuno...

Mancano 4 minuti alla mezzanotte...
Mi meraviglio di come questa cosa la stia facendo sul serio: sono qui a scrivere poche parole, non so neppure il perché... forse per stupirmi di cosa scriverò a mezzanotte...

Mancano 2 minuti alla mezzanotte...
Con che vita e con quanti problemi abbandono l'età di teenager ed entro in un'altra non meglio definita... E non ho la forza di tirarmi una sberla e cambiare almeno qualcosa di tutto quello che non va...

Ecco...
È mezzanotte... E tutto va bene...

venerdì 4 dicembre 2009

3 dicembre 2009



Che giornata positiva…
Dovevano essere due ore di seminario e il dibattito è proseguito per altre due, fino alle otto di sera in università a discutere dell’Unione Europea… Ci mancava Cozzi, è il caso di dirlo…
Tante considerazioni interessanti e disilluse… E ci stavano tutte quante…
Ma la cosa più bella è stata il dover riformulare la mia idea su Cecchini… Di primo impatto mi era sembrato un fottutissimo supponente, con una vita alle spalle già tutta fatta di cui parlare a lezione invece di spiegare diritto internazionale, amante delle provocazioni fuori maniera poiché non aveva più nulla da dire… e nemmeno nulla di propositivo e fattibile (non che quello che diceva non lo fosse, ma forse era fattibile solo per la sua generazione, un po’ meno per la nostra e ancora meno per la nostra di un corso di scienze diplomatiche…).
Ok, tutto ciò per me Cecchini (o check-in i che dir si voglia) lo rimarrà sempre…
Ma oggi sono riuscita ad apprezzarlo, perché ho capito il perché è così, è riuscito a farmelo capire… Perché in fondo è una persona buona e cordiale… Perché il non credere più a niente e a nessuno, dopo quello che ha passato, dopo aver creduto tanto a ideali, e averli visti fallire vicino a sé, ecco, è quasi fisiologico…
L’ho apprezzato, sì, per questo, e anche compianto: anch’io, son certa, sarei così a sessantacinque anni… Per questo auspico di viverne una ventina in meno… Non ho neanche vent’anni, ho ancora il diritto di sognare… E non voglio perderlo per nulla al mondo, al costo di rinunciare alla vita per esso.
Ma quel “Vi invidio… per la vostra forza e voglia di fare, cambiare, combattere…”, quella consapevolezza di rappresentare la rassegnazione di un uomo attempato di fronte ad un pubblico ventenne cui l’insoddisfazione e l’indignazione al contrario instilla soltanto voglia di lottare, ecco, mi ha molto colpito: il voler farci partecipi del suo disincanto argomentato e al contempo il desiderio di constatare la nostra speranza e il nostro credere in un futuro migliore, quella volontà esasperata e disperata di formare la nostra personalità (seppure magari in maniera negativa rispetto alla sua), da uno come lui non me la sarei aspettata… Come non mi sarei aspettata la disponibilità al dibattito dialogico alla fine…
Alle prossime lezioni probabilmente mi presenterò più volentieri, pur sempre ferma nelle mie idee di Europa, nel voler fare qualcosa di qualcosa che ancora non c’è, nel ritenere che ci siano più modi di reazione a uno status quo spiacevole: il fuggire, l’evadere rifiutando la realtà, non volendola affrontare; il combattere con la violenza per modificarla; e il rimanere lì ingabbiati in quel sistema di merda, mandare giù rospo dopo rospo, accettare compromessi apparentemente inaccettabili, cercando di cambiare qualcosa dall’interno… Chissà quali sono i veri eroi…

mercoledì 18 novembre 2009

grigio


Per chi come me ogni tanto se ne sta solo soletto in una triste cucina di un appartamento universitario a digitare le parole della sua anima su un anonimo foglio bianco…

Per chi come me ogni tanto crede di aver capito qualcosa della vita, ma è solo una parvenza momentanea e fugace…

Per chi come me ogni tanto vorrebbe fuggire via, lontano da tutti, innanzitutto da se stesso…

Per chi come me ogni tanto invece vorrebbe rimanere lì per sempre…

Per chi come me non ha ancora capito chi è e cosa vuole…

Per chi come me ha pensieri più grandi di lui ma ama le piccole cose, quelle banali, che si trovano in qualsiasi vita…

Per chi come me qualche volta basta un bicchiere per donare un sorriso non meno vero di quello di questa ipocrita società che ancora riesce a scrutarci dall’alto al basso… un sorriso forse solo un po’ più disperato…

Per chi come me vivere con una Trentina significa nutrirsi di mele Melinda e avere sempre un pacchetto di spätzle in frigo…

Per chi come me certe volte si innamora delle persone, cose, canzoni più stupide…

Per chi come me poi sta ore ad ascoltarle senza capire bene il perché…

Per chi come me vorrebbe riuscire a fare tutto quanto…

Per chi come me poi si convince che non c’è nulla di più vero del posacenere pieno a fine serata e della sempre assente voglia di sistemare la casa, ed ama in qualche modo la pila di piatti da lavare…

Per chi come me un cucchiaino di zucchero in più ci sta sempre…

Per chi come me chissenefrega del possibile diabete conseguente…

Per chi come me forse è il momento di comprare un muta di corde nuove… ma non ci sono mai i soldi per prenderla…

Per chi come me non smetterà mai di sorridere alle persone cui vuole bene…

Per chi come me aspetta i treni in ritardo…

Per chi come me fa incontri strani tra un vagone e l’altro…

Per chi come me probabilmente non ha amici, ma si convince di avercene per sentirsi un po’ meno fallito…

Per chi come me è meglio accendersi un’altra sigaretta su queste commoventi parole di Claudio Lolli, un genio incompreso… uno dei tanti…

Per chi come me adora l’orologio costantemente in ritardo di 5 minuti perché non c’è il tempo per cambiargli le pile…

Per chi come me quel quadro appeso storto fa proprio casa mia…

Per chi come me una sigaretta rotta sono cinque buoni minuti buttati nel cesso…

Per chi come me sbaglia sempre a fidarsi dei propri sentimenti ma continua a farlo perché non c’è nulla di più bello della rabbia, del voler bene, della malinconia…

Per chi come me vuole credere in grandi ideali che neanche conosce…

Per chi come me e un noto personaggio di Svevo è sempre U.S., ma non ci crede mai fino in fondo perché in realtà non lo vuole…

Per chi come me e un noto personaggio di Svevo le sue riflessioni hanno senso solo quando il mondo è malato…

Per chi come me vorrebbe un Mac, ma ha a disposizione solo un Windows…

Per chi come me e mezze persone vere domattina presto sarà svegliato fastidiosamente da una sveglia indisponente…

Per chi come me non ha comunque voglia di andare a dormire…

Per chi come me maledetta quella volta che c’è stato qualcosa tra noi… e anche benedetta…

Per chi come me una tantum ci sta il “libro/giornale per andare al cesso”…

Per chi come me vive di citazioni altrui perché in realtà non ha nulla da dire…

Per chi come me stasera c’è da portare fuori la plastica…

Per chi come me è nella grigia media…

Per chi come me ha qualche deja-vu…

Per chi come me dopo una Bogart fa sogni strani…

Per chi come me forse c’è da fare una lavatrice…

Per chi come me è il momento di cambiare canzone… giusto per non fossilizzarsi…

Per chi come me Mike Oldfield è un grande…

Per chi come me pensa assai poco alle persone che più gli vogliono bene…

Per chi come me si domanda per quanto durerà questo tempo irlandese a Gorizia…

Per chi come me non vuole mai smettere di sognare…

Mai.

sabato 7 novembre 2009

ombre


Il re deve morire per diventare re..: è quel che si dice: il re è morto, viva il re…
Il vecchio pescatore aveva mensilmente il ciclo causa insanabile ferita di guerra all’inguine…
La spada è simbolo maschile, anche nel Signore degli Anelli ha un valore simbolico..: Frodo, l’Hobbit, ha la piccola Pungolo…

Il vero alcolizzato non si dà ogni sera allo champagne, alla bottiglia pregiata, al Carlos Primero nei bicchieri scintillanti..: tutto ciò è piuttosto proprio di riccastri viziati, che non sanno neanche per scherzo cosa significhi bere per disperazione, per dimenticare e dimenticarsi…
Il vero alcolizzato tira avanti a birre, e ama e odia la bottiglia da quattro soldi che ogni sera trova in un qualche posto diverso della triste (perché vera) stanza in cui vive… Di sicuro non è servito da un somelié elegante, in calici di cristallo..: lui attacca le sue labbra rovinate al collo della bottiglia che tanto adora e a cui dedica l’intera nottata… Si trascina per la casa alla ricerca di un posto in cui sentirsi a proprio agio, sprofonda nel divano che vanamente tenta di non sporcare della cenere di una sigaretta che si dice ogni volta l’ultima… Barcolla contro ogni muro e stipite, e l’unica cosa che si ricorderà l’indomani è dove si trova il bagno…

Avete mai amato così tanto da condannare voi stessi all’inferno, per l’eternità..?

Siamo ombre, e le ombre non gettano altre ombre…

Pensieri che scorrono veloci nella mente e si accavallano ad altri, forse più seri o forse no…
Un’infinità di giorni randagi…

giovedì 5 novembre 2009

giorni randagi


E si riprecipita nella stessa assurda vita…
Dopo più di un anno tutto è uguale a prima… La gente strana che gira come di soppiatto in questa città piovosa, le gocce d’acqua si scagliano con il peso della violenza contro gli ombrelli di persone indaffarate... Io sono single, e mi lascio alle spalle un’esperienza che mi ha fatto star male e che ora non è gli esami di maturità… Il SID è quello di sempre, in cui insegnano docenti molto preparati e persone che hanno sbagliato mestiere, in cui tutti cagano tutti e nessuno caga nessuno, certe volte ti chiedi cosa vogliano e l’unica risposta è che non è te che vogliono… A Trieste si ricomincia la vita da “poco apprezzata” come un tempo, e ci si sente a proprio agio nella musica ma non con le persone… Io oramai mi sono costruita una corazza quasi dura ed insensibile che più o meno mi impedisce di vedere quello che mi fa male… Solite seratine-ritrovo all’Audace, e in un pub arredato di legno scuro e panche retrò, davanti a due birre da mezzo vuote e una tazzina di caffè dal magico fondo, una sigaretta fra le labbra, mi sento vecchia a discorrere nostalgicamente del passato con persone che non incontro da tempo… Sono tornata strapresa per Scara, come amico chiaramente, e mi pare di starci insieme più bene che mai… Tornata ad avere voglia di tanta musica che spacca e mi risvegli dal (o nel?) torpore della vita…
Dopo più di un anno tutto è uguale a prima… Mi chiedo se ho vissuto, se sono cresciuta, se è cambiato qualcosa in me, se sono anche solo un po’ più consapevole… Ma forse no… Ho dormito e fatto un sogno che talora acquisiva i tratti dell’incubo… Wake me up when September ends… Non è stato nulla… E siamo qui, ancora vivi, Di nuovo qui, da tempo immemorabile, Qui non si impara niente, sempre gli stessi errori, Inevitabilmente, gli stessi orrori… Qualche canzone diversa, magari un po’ più smielata e romantica, Battisti uno per tutti…
Dopo più di un anno tutto è uguale a prima… Che sia servito a qualcosa vivere? Non riesco ancora a capire se mi sia piaciuto… Ma forse sì…

martedì 29 settembre 2009

Su rotaia...


Ed ora sei sposato con un'altra... E' questo il mio pensiero ricorrente negli ultimi due giorni... Non è Francese, non è violino, non è la voglia di far bene... Non era una cotta primaverile che se n'è andata con il sole e i divertimenti dell'estate... E fa male, quanto fa male... Lo scoprire di non essere servita a nulla, di non aver significato niente per chi ha significato tante cose...
Ho voglia di piangere, e non ci riesco... Forse è meglio così, perché con le lacrime se ne andrebbe tutto ciò, tutto quello che sento...
Ma ho capito che sto vivendo, che proprio questa è la Vita... E' il dubbio se ti rivedrò, è le piccole e banali cose che qualcuno ti dà senza aspettarsi nulla in cambio, è tutti i problemi che sono io stessa a crearmi, è indecisioni totali e poi sicurezza, è il cercare di non avere alcun rimpianto, solo qualche rimorso, il rimanere ingabbiati nel momento, nel tempo, e non riuscire ad uscirne, neanche tentarci, è la condanna ad avere un'indole incapace di volersi bene da sola, visto che ben pochi te ne vogliono, è il non avere la testa di mettersi a suonare, ma soltanto il cuore che ti costringe a farlo per evadere dalla Vita, che se anche ha la Vi grande non è qualcosa di bello, ma qualcosa di scontato di cui paradossalmente ci si continua a stupire...
E mentre il mondo va avanti tu sei lì, a guardarti intorno, cercando anche di fare, ma poi senza voglia perché sai che non ce la farai mai, non cambierà nulla, e non troverai mai il senso di tutto ciò... E nonostante tutto però ti ritrovi qui, perso in un mondo di significati, in cui non riesci a trovare il tuo, né tanto meno ad inventarlo... Sei il niente immerso nel tutto, l'uno nell'infinito... Sei chi non sa accontentarsi e fingere in una società in cui i più si accontentano o fingono di accontentarsi... Sei quella che non passerà l'esame di violino perché non ha abbastanza voglia di vivere, né di morire... Quella che tornerà a Gorizia per l'ennesima volta senza sapere il preché... Quella che squadrano tutti per come è vestita, per quanto fuma e beve, e non avranno voglia di conoscerti per questo... e quei pochi che ce l'avranno, rimarranno delusi perché alla fine sei una persona banale, sei una delle tante, con niente di più e forse qualcosa in meno...

La vita è una sigaretta. Un unico avvertimento: attenzione a non fumarsi negli occhi. Se non hai il coraggio di fare il primo tiro, non si accenderà mai... Se aspiri troppo, la sentirai di più, ma si spegnerà prima... Se aspiri troppo poco, c'è il rischio che si spenga... Se non sbronzi di frequente, c'è il rischio che la cenere dei ricordi del passato ti cada addosso e ti ricopra di un grigio che solo le tue lacrime, forse, un giorno, potranno lavare via... Quando comincerà a scottare e avrà l'odore acre del filtro, avrai imparato a pensare e capire ogni tiro: ecco, allora sarà il momento di gettarla via, per sempre, lanciandola con la forza di pollice e medio... Fumerà ancora un po' sui ciottoli della strada per chi la saprà notare e ricordare... Ma poi più nulla, non ha avuto alcun significato... Ecco, forse soltanto il gesto, e un po' di piacere per chi l'ha saputa apprezzare...

venerdì 18 settembre 2009


Fallita, anche questa volta… sarebbe ora di mettere la testa a posto… tornare ad essere quella di un tempo, ma probabilmente non è quello che voglio se mi ritrovo ancora qui a scrivere invece che essere a studiare…
Niente Francese. Perché non l’ho voluto, certo… Perché avrei avuto il dubbio, e per loro era meglio non rifiutare… Anche se provare un po’ a parlare, visto che non l’ho mai fatto, sarebbe stato utile…
Più utile, certamente, di questo blog, che nessuno caga neanche di striscio, e che si sta configurando sempre più come un diario online su cui lasciar scorrere i propri pensieri di rabbia e di dolore, di tristezza, indignazione e rassegnazione…
Utile… che brutta parola… il linguaggio mi incatena alla logica spietata ed insignificante di questa società…
Ho voglia di scappare via… e poi tornare, ed imparare a godere di questo poco che ho… che è nulla, ma è…
Il Bellantines è la soluzione a tutti i problemi…

giovedì 17 settembre 2009

...gocce d'acqua...


Sola a Gorizia… Venerdì orale di Francese, che mai passerò, da prepararsi intermente domani… Sabato probabilmente a Roma a manifestare per la buona causa… Ed oggi qui nella terra isontina a studiare un po’ di Storia Contemporanea… E piove, come sempre…
So che probabilmente non riuscirò ad essere eccellente in tutte queste cose che sto cercando di fare, anzi, mi rivelerò la solita mediocre… Ma forse, fondamentalmente ormai ho accettato questo prezzo da pagare per riuscire a fare tutto…
Passa tutta questa gente con ombrelli più o meno colorati, con abbigliamenti già autunnali, e pian piano si entra nella prospettiva che l’estate è finita, e riprende il tran-tran della vita cittadina…
Penetra anche in me questa idea di ri-inizio, è l’autunno, quando tutto torna magicamente indietro, alla realtà che c’è sempre stata, ma per un attimo si è persa sotto il sole cocente dell’estate… Mancano ancora, però, tutti quei bei colori propri della mia stagione, il contrasto tra il grigio del cielo e dell’asfalto e le tonalità calde delle foglie sugli alberi… Continua la pioggia, quella c’è sempre qui… E ogni volta mi dà piacere, mi pare che tutto il mondo mi giri attorno, che il mio ombrellino sia una mera macchia rossa che si staglia contro gocce grigie e trasparenti al contempo… E comunque non cambia nulla…
È sentirsi impotenti, in tutto quello che si fa, di fronte alla natura e alla società… sentire tanta indignazione, tanta voglia di combattere, e anche tanta voglia di mollare tutto, lasciare che la pioggia mi avvolga nel suo vortice d’acqua trascinandomi per le strade ricoperte di un porfido che prima o poi si smuoverà e lascerà posto a scomode pozzanghere…
Pioggia, sii le lacrime di chi non ha la forza di piangere…

mercoledì 16 settembre 2009


Blocchi, giornate blocchi… Certo, capitano a tutti… Ma Fede, sai meglio di me che è il terrore di deludere e la coscienza di avere un’altra possibilità che ti fa mollare così. Oggi ce l’hai la seconda possibilità. E anche la terza, la quarta, quante vuoi. Ma domani, domani chissà… Lavoro, famiglia, persone… Oggi è già domani in certe cose… Non sempre abbiamo seconde, terze, ennesime possibilità. Per questo conviene prendere le cose come vengono. Anche se non si è pronti: non lo si può essere sempre. Pronti a tutto non lo si può essere mai, se non nella misura in cui si riesce a cavarsela anche nella non prontezza. È questo, credo, che più di ogni altra cosa mi ha insegnato il liceo classico: a cavarmela anche quando non sono in perfetta forma, sopravvivere facendo perlomeno una figura decente, se non quella ottima di chi ci ha messo tutto se stesso.
So di non essere un emerito nessuno per dirti le cose che sto per dirti, e che ho un sacco di problemi, io… Ma ritengo opportuno farlo per farti un po’ riflettere, se mi è dato. Non prenderla come una sfiducia nei tuoi confronti perché non è così, io continuerò a guardarti negli occhi come sempre, e spero altrettanto farai anche tu, ti apprezzerò sempre per quello che sei, con tutto ciò che esso comporta.
Mi hanno dato veramente fastidio le tue lacrime. Non me l’avrebbero dato se oggi tu facessi l’esame… Nel qual caso avrebbero significato ‘mi dispiace, ma devo fare così, anche se non sono al top, ciò mi dà fastidio, piango, ma devo’… Invece mi hanno detto soltanto: ‘non so neanch’io bene il perché ma sono una vile, mi tiro indietro anche questa volta, e non do spiegazioni perché non ne ho’… Ma ti vedi? Dici di sentirti obbligata moralmente a ‘fare’ per via dei tuoi: allora fai… Io, per ciò, l’esame l’ho fatto a luglio e come ben sai il voto è stato quello che è stato, amen. In quel momento per me dovevo far vedere quello ai miei, non è di certo un bene per me, ma va così… Mi concedo molte meno seconde possibilità di quante tu te ne conceda, perché so che nella vita sono rarissime, tanto più le terze, quindi conviene abituarcisi da subito… Tu però è la seconda volta che tiri pacco, stai male per questo, ma evidentemente ti basta avere la coscienza a posto sul numero/30, non stai ad ascoltare il cuore di chi ti è vicino, e tanto meno quel poco di buon senso che dovrebbe essere penetrato un po’ in tutti…
Mi hanno dato fastidio le tue lacrime perché forse non ti rendevi conto di davanti a chi piangevi – spero che sia così, che non piangevi davanti a me ricordandoti di chi sono e di come sono. Ho un sacco di problemi in più di te, Fede, la mia vita ha un sacco di problemi in più della tua, lo avrai certamente intuito. Ti è appena andata male con Lorenzo? Dolori al dente? Dubito sia per questo motivo che non ci stai con la testa, e lo sai meglio di me. Se ci sono dei problemi in te stessa, non sono io a doverteli risolvere e tu non sei persona da lasciarteli risolvere dagli altri. Ma risolviteli tu stessa allora, non stare a guardare il mondo che ti passa davanti: quello sfugge a tutti, c’è poco da fare, se non prendere al volo le poche occasioni che transitano a portata di mano. Non sai quello che vuoi? Nel dubbio si fa sempre tutto, anche perché sei tu la prima a dire che la laurea triennale, poche monate, la prendi qui a Gorizia.
Mi hanno dato fastidio le tue lacrime perché erano quelle di una persona rassegnata ad esistere, non quelle di chi è volenteroso di riempire la propria vita con ciò che più gli aggrada. Erano lacrime tra le più inutili: non erano uno sfogo, né lacrime di indignazione, di quelle che danno tutta la forza per cambiare. Erano le lacrime di una ragazza che non sa cosa fare, che non sa assumersi le proprie responsabilità, che non sa ovviare ai problemi che si ritrova. Che sono tanti, come per tutti, e con cui bisogna saper convivere: la cosa più grande che devi ancora imparare a fare è arrangiarti.
Arrangiarti senza il bisogno della telefonatina alla mamma (che, chiaro, ti dirà di fare quello che ti senti ma che dentro pensa e vorrebbe altro), arrangiarti senza la necessità di un trenta per stare a posto con se stessi, o meglio: senza l’imperativo categorico di doversi sentire preparati a dare il meglio di sé sempre, ovunque e comunque: non sarà mai possibile essere al top della propria forma in tutte le giornate lavorative, basta trovare il metodo per essere sempre ‘ok’. Ed è quello che, a mio avviso, ti manca di brutto. Ma non perché sia impossibile per te trovarlo visto che inesistente, ma perché con questo tuo dover raggiungere un grado di sicurezza ultra-alto, non hai mai provato a cercarlo, questo metodo.
Mi hanno dato fastidio le tue lacrime, e con questo non ti sto invitando a non piangere più davanti a me, ti sto pregando di mettere a posto te stessa, di conservarle per qualcosa di più degno. Spero di non dovere più usare la mia schiettezza cattiva ‘contro’ di te, che ti farà anche male forse... Certe cose sarebbe meglio imparare a dirsele da soli, no?!
Mi hanno dato fastidio le tue lacrime, e ho preferito nascondertelo perché ritenevo che in quel momento non ti avrebbe fatto bene saperlo, e neanche un ‘male-bene’.
Mi hanno dato fastidio le tue lacrime perché, nonostante tutte queste parole di rabbia, di bene te ne voglio, e mi dà fastidio vederti buttarti via in questo modo.
Mi sento una merda a permettertelo.

venerdì 11 settembre 2009

insonnia


Si ricomincia a scrivere un paio di righe, anche ora che il tempo scarseggia… è un dovere che si sente dentro, un dovere-piacere…
Ripreso il solito tran-tran quotidiano a Gorizia… soliti lavori ovunque… soliti incontri strambi in università… solita gente mesta per le strade che, pur relativamente giovane, esplicita un humour da ultra-ottantenne – nulla contro gli ultra-ottantenni, per carità…
Tra poco, forse, si va a correre, come al solito… sempre che qui non si metta a piovere, come al solito…
Tutto mi dice che la vita è sempre la stessa in questo posto, è come al solito… certo, ogni giorno è diverso, ma conferma quello che è stato, come al solito…
Dopo il Festival Show, il Folklore, ora hanno montato un palco da sfilata in piazza Vittoria, a fine mese ci sarà Gusti di Frontiera, come ogni anno, come al solito…
Le solite offerte di supermercati e magazzini nella cassetta delle lettere…
Le solite giornate buttate via e le solite serate a guardare il solito cielo blu con le solite stelle…
Le solite sconfinate in Slovenia, per solite quanto ovvie ragioni…
Le solite canzoni a fare da colonna sonora alla mia vita…
Le solite preoccupazioni, le solite aule, le solite sigarette, la solita gente, i soliti rompi-balle, i soliti nuvoloni grigi all’orizzonte, le solite persone in ritardo, la solita voglia di Vivere e di dormire visto che non Ci si riesce… fino a che non si capirà che la Noia è la Vita, il poco resto è frutto di coincidenze occasionali, talora anche immeritate…
I soliti giornali, le solite riviste sul tavolo, i soliti pugni tiratimi in volto per raddrizzarmi il naso, le solite bottiglie sempre pronte, il solito posacenere stra-pieno di mozziconi che hanno regalato qualche attimo di straniamento…
Le solite conversazioni ipocrite quanto inutili, i soliti opportunisti, qualche bel sorriso – e quello non è mai cosa solita e sempre uguale a se stessa, ogni volta provoca piacere e stupore…
I miei soliti occhi vuoti che non vogliono altro che chiudersi…
Ma non ci riescono…
Come al solito…

lunedì 7 settembre 2009

Com'è dimenticare l'anima in un accordo...


Caro Friedrich,

Quanto tempo passato ad ascoltare le tue note, le tue bravure, le tue lacrime tristi che escono da un gran-coda... a sognare le tue mille agili dita destreggiarsi tra il bianco e il nero dello strumento del tuo cuore... a sfiorare con le mie incallite dita di violinista quella tastiera - mezzo di sfogo e poetare dell'anima...

Ma cosa sarà dell'arte in una società che sempre più mette l'utile in cima al podio assiologico? Probabilmente non sarà, perché arte non è prostituzione, se non nel senso alto del termine... mostrare la propria parte più intima al modico prezzo di un applauso o di un pomodoro...
E' assurdo, infatti, come qualcuno riesca ancora a chiederti di suonare nuda davanti a lui, per dargli ispirazione... Quando si suona si è sempre nudi (per questo talora si ha un po' di paura ad esibirsi...), e se ti sanno ascoltare, potranno vedere la tua anima...

Nessuno scriverà più i propri sogni su di un pentagramma, né li farà vibrare nell'aria... perché una società del genere, oltre che il Bello, vieta di sognare...

Che ci vuoi fare?
Un tuo notturno, insonne quanto me, è la migliore ed unica risposta.

Tua tris-nipote

evasione


Qualcuno ha detto che questo è un “brutto periodo” per me… Tuttavia sarebbe opportuno sottolineare come per me sia sempre un “brutto periodo”… anni (probabilmente da quando ho ricordi) che non riesco a convivere bene con me stessa, né nella solitudine, né nella confusione della folla, da sempre la tentazione suicida… Persa in ricordi più lontani che utili e in riflessioni ben più grandi di me, trascorro il poco tempo messomi a disposizione nell’inerzia del non-agire… Odierei il fatto che le persone mi stessero vicino unicamente per farmi sentire meglio, a tal punto preferirei gli opportunisti, non voglio essere compatita, piuttosto capita – ma a quanto pare è pressoché impossibile…

E allora mi torni in mente tu… con cui tutto era diverso, e con cui non ho avuto il coraggio di stare bene quando tu lo volevi… e dunque continuo a sbattere contro la tua porta chiusa per qualche perversa ragione, perché “provo piacere” -forse- fino ad un secondo prima dell’impatto…

Tra esami che non riuscirò mai a dare, in conservatorio e in università (se non da mediocre quale sono e quale aspiro a non essere), e un nuovo anno accademico che non so con che forze cominciare e con quale ubiquità poi continuare, dopo un’estate che di estate ha avuto ben poco, eccomi nuovamente a Gorizia ad utilizzare un computer altrui per scrivere due righe sulla mia vita che Vita non è… E, come ogni volta, qui le nuvole lampeggianti di turbolenta pioggia nascondono agli occhi della povera umanità la bianca compagna di notti e follia: nemmeno stasera potrò ridere e ballare un valzer di Chopin con la luna, alla luce delle stelle lontane…

So che scrivere queste assurde parole è un’infinita perdita di tempo dal momento che non troveranno risposta, né in me né da altri, e che invece dovrei essere seduta alla scrivania a studiare storia contemporanea o ad imparare qualche piccolezza in francese… ma come sempre vince l’accidia, la noia, lo spleen, e il dirsi che si può rimandare a domani, e domani, e ancora domani… che tristezza, il rimandare la vita a domani, il ricordare qualche attimo di vita di ieri, e il non riuscire a vivere oggi, ora, adesso, se non nel piacere di cedere alle tentazioni più disgustose per la società – evasione, alchol, masochismo, e, perché no?!, arte…

It’s my life, la vita è un pugno nello stomaco solo per chi se lo fa dare…